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LE PROPOSTE DI AZIONE PER STARTUP E PMI - LEGGE 6/23

Il 7 dicembre abbiamo inviato alla Provincia le nostre proposte di integrazione della legge 6/23 sull'Economia per contribuire a quella che è una legge fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio.

Nella speranza di essere ascoltati vista l'estrema vicinanza di Azione al mondo delle imprese e delle competenze, la abbiamo inviata oltre che all'Assessore a ai Dirigenti coinvolti, anche ai membri del Coordinamento Provinciale Imprenditori di Confindustria Trento, Confcommercio, Confesercenti Trentino, Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, ASAT, Cooperazione Trentina, ANCE.



Qui il testo:



C.A.

Egregio Assessore Achille Spinelli 

Gentile Dirigente Laura Pedron

Egregio Dirigente Daniele Bernardi

Egregio Dirigente Francesco Marchi

e.p.c.

Presidente Giovanni Battaiola

Presidente Giovanni Bort

Presidente Fausto Manzana

Presidente Marco Segatta

Presidente Roberto Simoni



Proposte per la modifica dei criteri attuativi della nuova legge 6 nel contesto di Ricerca e Sviluppo


In vista della divulgazione dei criteri di attuazione della nuova legge 6/99 di cui apprezziamo l’impianto generale, Azione vuole dare il suo contributo ribadendo alcuni concetti che devono essere risolti secondo il nostro punto di vista e quello di molti imprenditori coinvolti nei nostri confronti. Come siamo soliti fare, Le proponiamo idee concrete che speriamo possano essere adottate nella stesura finale dei suddetti criteri.

Nello specifico le proposte riguardano il capitolo “Ricerca e Sviluppo” ritenendolo il principale propulsore della crescita di molte aziende trentine. Oggi infatti, la vetustà della legge ne limita molto l’efficacia proprio come anche Lei ha riconosciuto durante la presentazione presso la sala della Cooperazione di Trento organizzata dal Coordinamento degli Imprenditori. Abbiamo constatato come spesso, aziende che hanno in pancia progetti di ricerca anche cospicui non riescano a sfruttarne il potenziale generare reali opportunità, attrare investitori e sviluppare i loro prodotti. L’estrema complessità ed i tempi di gestione dei contributi si scontrano infatti con la realtà.





Un’impresa che presenta un progetto di ricerca e sviluppo può impiegare oggi quasi 3 anni e mezzo per ottenere il contributo spettante.

Solo per la sua validazione possono passare 9 mesi o più dalla data di consegna, tempi incompatibili con un mercato sempre più frenetico e veloce e per una azienda che deve sapere se il suo progetto innovativo può partire o meno.

A questi vanno aggiunti poi 2 anni di realizzazione media del progetto e circa 6 mesi per la rendicontazione finale delle spese. Solo a questo punto infatti, l’azienda potrà ricevere i contributi spettanti.


Questa dilatazione eccessiva del tempo di erogazione, impone all’azienda di attivarsi per ricercare le risorse finanziarie necessarie a completare il progetto poiché obbligata ad “anticipare” l’intera spesa prima di poterla rendicontare in blocco e ottenere il rimborso dopo la validazione dall’APIAE.


La situazione economica globale, estremamente differente rispetto a soli pochi anni fa, rende praticamente impossibile per qualsiasi piccola o nuova azienda di far valere il progetto, seppur deliberato dalla provincia, per ottenere un mutuo, una fidejussione o altre formule di prestito. Aziende che hanno buone idee imprenditoriali e visioni innovative rischiano di non riuscire a sfruttare a pieno le opportunità della legge 6 poiché, seppur sane, non hanno una capienza finanziaria tale da mettere le garanzie a differenza di aziende grandi e strutturate. Il Trentino è disseminato di piccole aziende, e queste vanno prioritariamente sostenute.


Ecco quindi le nostre proposte:


1.Rivedere le modalità di erogazione del contributo

i) Attivare un sistema di erogazione a SAL (Stato Avanzamento Lavori) trimestrale o a trance ogni 50.000€ spesi in maniera tale che l’azienda possa recuperare il contributo mano a mano che effettua l’investimento indebitandosi solo per la quota parte non finanziata e non per tutto l’importo del progetto (come detto sopra oggi impossibile per le azienda soprattutto per progetti di diverse centinaia di migliaia di euro)

ii) In alternativa o in aggiunta, coinvolgere strutturalmente istituti di credito locale (auspicatamente le Casse Rurali) che possano anticipare il contributo con formule di garanzia diverse dall’attuale ricorso alla fidejussione bancaria decennale che la legge 6/99 prevede ed oggi insostenibile (tra l’altro per ottenere solamente la metà del contributo spettante).


2. Rivedere la composizione del Comitato Scientifico che valida i progetti

i) Integrare più persone che possano occuparsi in maniera stabile di ogni area di sviluppo, o per lo meno le più attuali: Intelligenza Artificiale, Biotecnologie, Mobilità, Energie rinnovabili, Edilizia sostenibile.

ii) Coinvolgere figure imprenditoriali o provenienti dal mondo delle imprese, non solo da quello accademico, per giudicare i progetti anche dal punto di vista imprenditoriale e di sostenibilità finanziaria


3.Ottimizzare le tempistiche

i) Ridurre 45 giorni effettivi il termine entro il quale l’azienda deve fare il confronto con il Comitato Scientifico che vaglia i progetti e portare a 90 giorni complessivi quelli per l’approvazione o meno del progetto stesso. Ogni giorno in più deve portare un rimborso per la società presentante.

ii) Accelerare i processi di verifica Antimafia necessari alla definitiva delibera di approvazione dei finanziamenti. E’ impensabile che oggi, una volta approvato il progetto debbano passare mesi per ottenere il nulla osta di un qualcosa che è di per se già digitalizzato e ottenibile con un click.


4. Rivedere i vincoli occupazionali per le Startup

i) Dimezzare il numero di dipendenti che è obbligatoriamente necessario assumere (oggi uno ogni 250.000€ di valore del progetto presentato) portandoli a 1 ogni 500.000 e contestualmente ridurre il periodo di mantenimento da 3 anni a 1,5.

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