"Prevenzione, formazione e strutture"
da qui partono le proposte che Azione porta avanti per contrastare il fenomeno sempre più diffuso dei Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.
Ieri in piazza Duomo insieme a noi erano presenti diversi esperti del settore che hanno rimarcato l'importanza di questo tema che coinvolge quasi 3 milioni di persone ed è la seconda causa di morte tra i giovani in italia!
I giovani under 30 hanno voluta attirare l’attenzione su una patologia poco conosciuta ma cresciuta in maniera drammatica fra i giovani dopo il Covid. Una patologia subdola che se a(rontata presto porta alla guarigione ma se non percepita in tempo provoca un altissimo tasso di mortalità Per questo le proposte di Azione sono incentrate sulla prevenzione nelle scuole, inserendo negli orari didattici programmi di informazione sugli stili di vita, sulla pericolosità di certi messaggi sui social e mass media, l’istituzione di sportelli psicologici permanenti e gratuiti, la formazione e adeguata a questo fine degli insegnati e degli istruttori in discipline sportive. Allo stesso tempo andrebbe fatto tra Ministero Salute e Regioni uno studio epidemiologico nazionale (oggi le stime generiche parlano di una cifra tra 2 e milioni di soggetti colpiti) e una radiografia delle strutture dedicate esistenti (non solo ambulatori ma anche day hospital, ricoveri ospedalieri, riabilitazioni residenziali) al fine di stilare un programma per colmare le lacune e le disuguaglianze esistenti avviando anche corsi di formazione per il personale sanitario coinvolto. Infine, istituire una Commissione tra Stato (Ministero) e Regioni per coordinare l’implementazione di tali programmi. Ovviamente bisogna dedicare a ciò delle risorse, ma non si può caricare sui giovani (che già pagano il costo del debito nazionale e della di(icoltà di trovare lavori stabili) anche il peso di una patologia spesso legata proprio alla loro situazione di insicurezza e instabilità. In tutto il nostro paese sembrano esserci oggi solo 136 centri dedicati ai disturbi alimentari, in massima parte ambulatori, e solo in 50 è prevista la possibilità del ricovero ospedaliero.
Il Trentino non fa parte di questi ultimi, insieme a Basilicata, Calabria, Puglia e Molise. Vorremmo dire agli amici leghisti che governano la Provincia: riportate il Trentino nel Nord
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