L’articolo 1 della nostra Costituzione sancisce che: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». È un’affermazione importante quanto impegnativa. Il lavoro, qualunque lavoro, è sinonimo di dignità e di libertà per ogni persona. Le italiane e gli italiani sono sempre stati grandi lavoratori, tenaci, talentuosi, innovativi e generosi. Sono stati capaci, soprattutto nel secondo dopoguerra, sotto le tre storiche sigle sindacali CGIL-CISL-UIL di grandi esemplari conquiste nell’ambito del Diritto del Lavoro. Il risultato finale lo possiamo individuare nella Legge 300 del maggio 1970 nota con il nome di Statuto dei Lavoratori, fortemente voluta dal Ministro socialista Giacomo Brodolini e alla quale diede un fondamentale contributo il prof. Gino Giugni, anch’egli socialista.
A distanza di oltre 50 anni nel mondo del lavoro molte cose sono cambiate. Qualche diritto del lavoratore è venuto meno, il sindacato ha perso parte della sua autorevolezza, con la modifica dell’art.18 della suddetta Legge 300 è venuta meno qualche certezza sul posto di lavoro, il lavoro nero è esploso in ogni parte d’Italia, i salari hanno oggettivamente perso negli anni molto del loro potere d’acquisto. Per quanto riguarda la sicurezza il bilancio delle morti sul lavoro in Italia nei primi cinque mesi del 2023 è straziante. Sono 358 le vittime rilevate tra gennaio e maggio 2023. Da gennaio a maggio sono 271 gli infortuni mortali registrati in ambienti di lavoro e 87 quelli in itinere. In zona rossa, con una incidenza superiore al 25% della media nazionale, troviamo addirittura il nostro Trentino Alto Ad i ge . Sono dati ufficiali presentati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di VEGA Engineering, società di consulenza e di progettazione ingegneristica con sede a Mestre (VE).
Gli Studi e le statistiche dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering contemplano tutti i casi di infortunio mortale sul lavoro accaduti sul territorio nazionale italiano. Per tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro, l’esigenza di analizzare statisticamente gli infortuni mortali sul lavoro nasce dalla necessità di individuare le circostanze che determinano gravi incidenti sul lavoro, per poter stabilire, di conseguenza, quali misure di sicurezza attuare per evitare l’infortunio sul lavoro. L’allarme riguarda anche i lavoratori stranieri: il loro rischio di infortunio mortale è quasi doppio rispetto agli italiani, con un’incidenza di mortalità di 20,2 contro il 10,8 degli italiani. In diminuzione, invece, le denunce di infortunio totali: -24,1% rispetto a maggio 2022.
Un dato positivo che è comunque opportuno chiarire: nei primi mesi del 2022 gli «infortuni per Covid erano ancora molto numerosi. Dunque, è la conclusione dell’emergenza sanitaria la vera causa di questa diminuzione. L’attività manifatturiera rimane il settore più colpito dagli infortuni. In zona rossa nei primi cinque mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im = Indice incidenza medio, pari a 11,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Abruzzo, Valle D’Aosta, Trentino - Alto Adige Sudtirol e Friuli Venezia Giulia.
In zona arancione: Sicilia, Puglia, Lombardia, Marche e Piemonte. In zona gialla: Veneto, Campania, Liguria e Lazio. In zona bianca: Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Calabria, Basilicata e Molise. Il fatto di trovare la nostra Regione del Trentino – Alto Adige Sudtirol in zona rossa e, quindi, a più alto rischio di morti e/o infortuni sul lavoro, ci preoccupa molto e ci impone alcune doverose riflessioni e altrettante responsabili decisioni. La Politica del Lavoro deve essere sempre una priorità, deve vedere sempre e costantemente convocate e unite le istituzioni e i vari rappresentanti delle categorie economiche, quali sindacati, Confindustria, Associazione Artigiani, Unione Commercio e Camera di Commercio.
Il tema dello Sviluppo sostenibile non può prescindere dal condividere la costruzione e il mantenimento di un ambiente di lavoro sicuro e gratificante per tutti. Il Trentino, stante la sua meritoria storia, che in pochi decenni lo ha visto uscire dalla miseria e saper costruire un minimo di benessere equo e diffuso, anche su questi temi può dar vita ad un modello virtuoso. Il lavoro, del resto, anche qui da noi è sinonimo di moralità, di libertà e di dignità di ogni persona. Paolo Farinati ( Rovereto)
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