La scorsa settimana è stata approvata la nuova Legge per l’Economia promossa dall’assessore Spinelli e dai consiglieri Olivi e Leonardi che andrà a sostituire l’ormai vecchia Legge 6/99. Cosa buona e utile poiché seppur quest’ultima sia stata indubbiamente una legge innovativa e fondamentale per sostenere e far crescere l’economia trentina dell’ultimo ventennio, oggi risultava in parte disallineata rispetto alle reali esigenze del mondo imprenditoriale.
E’ onesto e corretto evidenziare però che, sotto alcuni aspetti, l’inadeguatezza della legge 6/99 cominciò a manifestarsi anche prima dell’avvento dell’era Fugatti. Certamente è curioso però che ci sia voluta un’intera legislatura per comprendere e maturare la necessità di un aggiornamento profondo e che questo avvenga solo in extremis all’avvicinarsi della tornata elettorale. Almeno questa proposta di legge è stata però approvata, al contrario di quella dell’assessore Bisesti.
Nel testo della legge che oggi è possibile visionare si trovano certamente validi e novativi principi generali. Questi ultimi, in linea con l’approccio contemporaneo di generalità che una legge deve avere, saranno la guida sulla base della quale la Giunta procederà con la stesura dei successivi criteri attuativi, vero momento in cui si potrà capire quanto l’esecutivo saprà calarsi nella vita reale delle aziende rispondendo alle contingenti esigenze di queste ultime. Abituati a 5 anni in cui gli slogan hanno avuto la meglio sull’operatività, nutro diverse e ovvie perplessità ma sono confidente che l’assessore Spinelli saprà dotarsi di consiglieri e consulenti validi e operativi capaci di guidarlo correttamente evitando episodi come l’Amazon Trentina o l’adozione di contributi a pioggia per il covid.
Detto ciò, nello spirito di Azione, vogliamo contribuire suggerendo alcune proposte concrete che riteniamo necessario inserire nei criteri attuativi. In particolar modo ci vogliamo concentrare sul capitolo riguardante la ricerca e lo sviluppo scientifico ed industriale, ovvero l’area di competenza del capitolo 5 della sostituenda legge 6/99. Riteniamo infatti che l’innovazione sia il vero motore da sovra-alimentare per far ritrovare alla nostra Provincia quella competitività che si è persa nei ricordi del passato. Insistere su questa tematica può essere inoltre la chiave di volta per attrarre seriamente società “di peso” che per esperienza vissuta, non optano per il nostro territorio poiché sotto molti aspetti inconcludente ed eccessivamente burocratizzato.
E’ bene sapere che fino ad oggi un’impresa che presentava un progetto di ricerca e sviluppo poteva impiegare quasi 3 anni e mezzo dall’inizio della procedura di valutazione per ottenere il contributo spettante (su un progetto di 2 anni). Un periodo chiaramente eccessivo, non in linea con i ritmi aziendali e che rischiava di compromettere in alcuni casi gli obiettivi della legge stessa. Se questo processo poteva non essere estremamente impattante per le grandi imprese dotate già di un comparto R&D autonomo e finanziariamente indipendente, è chiaro come invece potesse essere insostenibile per una piccola impresa e ancor più per una startup che poteva trovare in questa legge la chiave di volta per innovare o addirittura sviluppare il suo primo prodotto da lanciare sul mercato. E’ risaputo come il Trentino sia costellato di piccole aziende, di piccoli imprenditori e di giovani che vorrebbero concretizzare una loro idea innovativa. A questi, anche se non solamente, deve essere riservata la massima attenzione riducendo l’inefficienza burocratica e amministrativa e contestualmente eliminando i problemi finanziari che, una volta approvato il progetto di sviluppo, non dovrebbero minarne la sua realizzazione distogliendo creatività e rallentandone l’operatività. Il mercato non lo consente più.
Per Trentino in Azione è quindi fondamentale:
ridurre le tempistiche di validazione e concessione a 90 giorni massimi dalla presentazione della domanda;
rivedere la composizione del Comitato Scientifico (che vaglia i progetti) inserendo figure indipendenti e prevenienti dal mondo imprenditoriale e non solo accademico;
automatizzare processi di verifica burocratica (antimafia, visure, statuti);
rivedere le modalità di anticipo del contributo, oggi anticipabile solo per il 50% mediante deposito di una quasi ormai inottenibile fidejussione bancaria decennale introducendo invece un sistema di erogazione a SAL (stato avanzamento lavori) anticipato con rendicontazioni scadenziate, oppure creando una convenzione con istituti di credito locali (auspicatamente le Casse Rurali) che possano anticipare il contributo con interessi agevolati e formule di garanzia sostenibili o compartecipate (compatibilmente alle normative europee);
rivedere, per lo meno per le startup, i vincoli di mantenimento occupazionali post erogazione contributo, dimezzandoli sia per numero di assunzioni che per durata.
E’ possibile trovare maggior dettaglio e altre proposte sul mondo dell’imprenditoria nel documento di priorità programmatiche di Trentino in Azione sul sito azione2023.it.
Massimiliano Mazzarella
Imprenditore e Coordinatore Direttivo provinciale di Azione
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