Capita spesso di essere avvicinati da turisti che chiedono cosa siano quelle grandi macchie marroni nella foresta. La risposta “ E’ il bostrico”. Un flagello che, dopo gli effetti della tempesta Vaia è tornato a colpire le foreste dell’intero Trentino. Qualche “tecnico da bar” suggerisce miracolose cure contro il coleottero. In realtà la ricerca scientifica non ha trovato finora che forme marginali di contenimento del fenomeno. La presenza di grandi quantitativi di piante danneggiate dalla tempesta Vaia nei boschi ha permesso alle popolazioni di bostrico di passare da una presenza endemica ad una presenza epidemica, destinata a durare qualche anno. E’ ora e tempo di pianificare, oltre che un taglio generale delle piante colpite, una decisa opera di rimboschimento, preceduta da una seria analisi su quali siano le specie con cui sostituire le piante colpite. Un’opera sulla quale la giunta provinciale uscente non si è impegnata con la necessaria determinazione. Occorrono importanti investimenti per superare, in prospettiva di medio e lungo periodo, l’impoverimento della massa boschiva trentina. Se si aggiunge che il provento dal taglio delle piante colpite è in costante calo si rende ancora più evidente la necessità assoluta di un forte investimento pubblico. Non è solo una questione di tutela ambientale ma anche una problematica di grande rilevo economico, visto il significativo valore economico dell’intera filiera del legno sul territorio provinciale. Attendere non porta a nulla, non avere una visione di lungo periodo è devastante. Non bastano le pagine informative sui siti provinciali che illustrano il fenomeno e le sue cause.
E’ necessario quindi da subito avviare, in accordo con i Comuni, la Magnifica comunità di Fiemme ed altri enti territoriali, un piano concreto di immediato intervento, pensando anche alla sensibilizzazione della Comunità europea su un tema che non riguarda solamente il territorio Trentino. Serve un Trentino serio e in grado di mettere in gioco le sue migliori competenze per superare questa situazione di vera emergenza.
Si poteva fare meglio?. Crediamo proprio di si, era necessario investire un po’ di più ma avrebbe garantito una stabilità del valore economico del legname e una diffusione meno massima del parassita. Subito dopo la tempesta abbiamo segnalato la necessità di cominciare fin da subito nell’investimento dei vivai, per avere tra alcuni anni piantine sufficientemente gradi per poter essere piantate, ad oggi per quanto a nostra conoscenza i vivai non sono così ricchi di piante necessarie alla piantumazione di alcune aree.
Stessa cosa vale per la lotta al bostrico, nel Comune di Lavarone dove amministra Isacco Corradi, grazie alla disponibilità della forestale stanno proseguendo con una lotta più mirata. La scelta del Comune di Lavarone per la lotta al bostrico è stata quella di attuare una strategia che prevedeva l’eliminazione in modo mirato e preciso del maggior numero di individui di insetti con il sacrificio del minor numero possibile di alberi, in tempi tecnici e burocratici compatibili con il ciclo biologico del bostrico. La tecnica utilizzata è quella del tradizionale impiego di tronchi esca e alberi esca, attivati con feromone di aggregazione. Questa modalità, per avere successo, richiede una precisa programmazione e una tempistica calibrata ad hoc con tutte le procedure applicative in base alla fase di vita del parassita.
Tutto il progetto è stato coordinato dal Custode Forestale; nel 2021 sono state eseguite delle prove sperimentali; nel 2022 è stato effettuato un primo intervento con l’allestimento di 1500 tronchi esca e visti i buoni risultati raggiunti, questa tipologia di lotta è stata ripetuta nella primavera del 2023 con l’ulteriore allestimento di 2.400 tronchi esca.
I risultati
Gli individui adulti di bostrico catturati con i 1.500 tronchi del 2022 sono stati circa 4 milioni, a cui corrispondono oltre 150 milioni di larve in sviluppo. Possiamo affermare che risulta distrutta tutta la progenie degli individui che hanno colonizzato questi tronchi esca. Teoricamente questa operazione dovrebbe aver permesso di salvare almeno 2-3.000 alberi che sarebbero stati colonizzati dalla prossima generazione del 2022. I 2.400 tronchi esca allestiti questa primavera (2023) sono ora in fase di scortecciatura (con prelievo e asportazione totale della corteccia) comportando la distruzione di oltre 6 milioni di individui adulti e oltre 200 milioni di bruchi. L’esito della lotta ad oggi risulta piuttosto significativo, soprattutto confrontando la popolazione di bostrico con aree limitrofe agli altipiani Cimbri (dove nel 2022 la popolazione era da raddoppiata a quintuplicata).
Abbiamo gli elementi per dire che si poteva fare meglio per preservare i nostri boschi.
Isacco Corradi e Maurizio Zeni – Trentino in Azione
Comments