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Immagine del redattoreMassimiliano Mazzarella

MERLER, GROSSELLI, MANZANA E MAZZARELLA PER PARLARE DI LAVORO

Abbiamo voluto iniziare questo ciclo di eventi con quello che per noi può essere definibile come il caposaldo attorno al quale, nella sostanza, tutto ruota: il lavoro». Questa la presentazione dell'iniziativa di Azione che si è svolta ieri sera a Gardolo. «Il primo di una serie di approfondimenti che ci porterà verso le elezioni di ottobre», spiega Massimiliano Mazzarella, coordinatore del direttivo del partito di Carlo Calenda in Trentino. «Attorno al lavoro ruotano le vite di tutti noi. Tanto dei lavoratori dipendenti quanto quelle delle imprese, degli imprenditori. Un rapporto biunivoco che dobbiamo definitivamente capire essere reciprocamente alimentante». Ed è per questo che al tavolo sono seduti sindacati e imprese, Fausto Manzana presidente di Confindustria e Andrea Grosselli segretario della Cgil, che nel confronto hanno spaziato dall'Assegno unico provinciale — «da preferire a quello di inclusione nazionale», sostiene il sindacalista — fino al salario minimo, che per l'imprenditore sarebbe meglio non definire per legge ma lasciare alla contrattazione tra le parti. Tra gli ospiti anche Andrea Merler, esperto in materia di sicurezza sul lavoro.




Merler ha inizialmente illustrato i dati degli infortuni mortali dello scorso anno, affrontando anche l'attualità, il tema del caldo che interferisce sulla vita dei lavoratori: «È morta una persona a Lodi, ma un altro lavoratore è volato da un'impalcatura a Trento pochi giorni fa. Il caldo è un aspetto critico che viene spesso sottovalutato, ma che andrebbe invece considerato di più, soprattutto nei cantieri».


Il docente esperto in sicurezza ha poi illustrato le modifiche anche in tema di sicurezza inserite nell'ultimo Decreto Lavoro: «Alcune formali, alcune sostanziali. Tra queste ultime una stretta sugli autonomi che sono sempre più presenti nell'edilizia».

Andrea Grosselli, segretario della Cgil, ha posto invece il tema di chi con il lavoro non riesce a raggiungere un reddito sufficiente alla sopravvivenza economica. Ha toccato quindi il tema del nuovo assegno di inclusione varato dal governo nazionale: «In Trentino — sostiene il sindacalista — dobbiamo copiare dall'Alto Adige». Già con il Reddito di cittadinanza, infatti, Bolzano aveva posto dei paletti: se prendi il sussidio nazionale non accedi ai sostegni provinciali. E la quasi totalità ha preferito mantenere questi ultimi, più sostanziosi. Trento aveva fatto viceversa: prima il Reddito di cittadinanza e semmai si integra a livello provinciale. «Il Trentino ha risparmiato — spiega Grosselli — ma ha rinunciato a gestire sul territorio le necessità, anche modulandole con il mercato del lavoro. Oggi il nuovo assegno di inclusione ha una platea più ristretta, e il risparmio sarebbe davvero minimo». Si tratterebbe ora di «tagliare la testa al toro»: «O si prende l'assegno nazionale o quello provinciale, la giunta decida». Ma se si decide di fare da sé, solo con l'assegno unico, per i sindacati sarebbe meglio: «Potremmo gestire meglio le condizionalità e i vincoli per i percettori sulla base delle nostre regole. E potremmo gestire il tutto sulla base di come va il mercato del lavoro».





Da parte del presidente di Confindustria il contributo alla discussione si è concentrato sul tema del salario minimo: «Personalmente sono contrario a una norma che preveda per legge un salario minimo» ha detto, evidenziando in premessa che i contratti sottoscritti da Confindustria e dal suo sistema di rappresentanza prevedono in tutti i casi retribuzioni superiori alla soglia dei 9 euro all'ora. Fausto Manzana, però, sa bene che per molti una norma sul salario minimo potrebbe essere considerata un passo in avanti: «Sì, certo. Potrebbe essere un passo avanti che però al contempo delegittima le parti, siano esse sindacali che datoriali. E per come è fatto il nostro Paese, a mio avviso questa norma potrebbe essere di ostacolo alla negoziazione». E aggiunge: «Io sono per la trasparenza. Sono per una busta paga facile da leggere che parta dal costo aziendale e che si veda chiaramente quanto azienda e lavoratore pagano per gli oneri contributivi, per gli oneri assicurativi, per i benefit, e siano chiare le ritenute Irpef e le addizionali. Oggi abbiamo un sistema così complicato che potenzialmente è contestabile tutto e il contrario di tutto. Abbiamo una sostanziale inadeguatezza dell'impianto retributivo dove il lavoratore difficilmente comprende come si arriva al netto percepito». Per Manzana, dunque, il tema della retribuzione è da porre in sede di negoziazione con si sindacati. Da il T Quotidiano - di Donatello Baldo

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